lunedì 27 aprile 2009

Camminare fa bene come nel paleolitico

Dunque, iniziamo con qualcosa di semplice, se vogliamo di scontato, che però non riesce a non stimolarmi curiosità e qualche piccola riflessione, soprattutto sui vari aspetti dell'uomo dell'età contemporanea, il suo modo di vivere (e sopravvivere), evolversi, e confrontarsi con il proprio ambiente.

Un testo di Michael Hanlon "Dieci domande alle quali la scienza non può (ancora) rispondere", tra le dieci questioni del titolo, affronta il problema dell'immortalità, ovvero della longevità (trovato: dell'aspettativa di vita della specie umana) nel capitolo 3 ("Per piacere, posso vivere in eterno?").
Osserva, mentre voi state probabilmente leggendo il passo sulla metropolitana (giuro), che prima del neolitico e dell'invenzione dell'agricoltura (10.000 anni prima di Cristo) i gruppi di uomini si muovevano per decine di chilometri (30-50) al giorno per la ricerca di cibo (caccia, raccolta, pesca): l'eccellente forma fisica di questi individui faceva sì che fossero probabilmente molto longevi e temprati da un organismo abituato alla fatica e alla sopportazione delle più difficoltose condizioni. In breve, i cacciatori del paleolitico avrebbero avuto un aspettativa di vita notevolmente maggiore dei propri successori delle società agricole e stanziali del periodo successivo al neolitico (fino alle soglie dell' età contemporanea, quando la medicina e le condizioni igenico sanitarie ci hanno consentito di superare l'ottantina). A ciò si aggiunge che nei villaggi delle culture agricole delle ere successive (e delle città dell'Europa medievale ad esempio) il maggior numero di individui (nelle più organizzate e solide comunità) contribuì certamente a una maggior diffusione delle malattie e a una mortalità (catastrofica) maggiore.
"Oggi la maggior parte dei cacciatori-raccoglitori rimasti è perfettamente in grado di fare 30-50 chilometri al giorno, camminando o correndo. La caccia, e anche la raccolta di molluschi e bacche, era ed è un’attività fisica intensa. Probabilmente l’europeo del paleolitico o il neandertaliano avevano in media un consumo giornaliero di calorie doppio rispetto a quello del cittadino romano medio, a sua volta tre o quattro volte superiore al nostro".
D'accordo, nulla di importante, però, come ho già detto mi vengono in mente un paio di cose, una strettamente legata alla quotidianità (mia e di ciascuno) e al modus vivendi degli uomini della civiltà industriale; l'altra a una questione universale, o filosofica.
Riguardo il primo punto penso che semplicemente camminare per raggiungere dei luoghi, entro i limiti delle proprie molteplici esigenze, sia un mezzo non semplicemente veloce o salutare, bensì vitale: le calorie perse, il benefico del lavoro cardiovascolare, muscolare etc. come detto ci renderebbero forti, vigorosi, longevi. In un' ora si possono fare dai 4 ai 6 km., dipende dall' andatura e di certo, per muoversi in una città potrebbero essere sufficienti; nello stesso tempo con mezzi e auto spesso si percorre la medesima distanza considerando il tempo perso per parcheggio, attese varie etc.
Forse utopistico, ma perchè non ricorrere al primitivo mezzo di locomozione? Mi sembra che siamo fatti come gli uomini del paleolitico nonostante gli abiti, che forse, puzzolenti e sudati, ci scoraggiano da grandi camminate per scopi pratici. D'altra parte l'autore aggiunge che incrociare ipoteticamente i 30-50 Km. quotidiani con la medicina attuale significherebbe donare all'uomo moderno un'aspettativa di circa 120 anni.
Riguardo il secondo aspetto (ora che ci penso non tanto diverso), se i nostri cugini mammiferi, a parte quelli da salotto, camminano, corrono e sudano sino allo sfinimento per la propria sussistenza quotidiana, perchè mai i nostri muscoli (sì, quando camminate o correte li usate tutti, soprattutto quello principale) devono restare inflacciditi e molli sotto i nostri vestiti e i nostri piedi calzare scarpe scomode, dure o quadrate? Certamente non dobbiamo più vagare per la savana e attraversare vallate per cacciare (e tantomeno romperci la schiena nei campi del post-neolitico, anch'esso comunque sia più salutare di scrivanie varie), ma vivere in nell'età contemporanea non significa rinunciare alla nostra identità di specie: è l'evoluzione, ma la si può migliorare.
Forse si è già iniziato: non hanno inventato forse dispositivi on the go, dove tutto è mobile, internet telefono, foto? forse non avremmo più bisogno di stare in un luogo e si potrà riprendere a camminare liberamente per mangiarsi delle bacche lontano da casa. O almeno imparare a usare la bici.



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