giovedì 30 aprile 2009

Una biblioteca su google

Un utente distratto e sconclusionato di internet (benchè assiduo) si vede quando sa quasi tutto di tutto quello che c'è in giro, ma riesce a farsi sfuggire qualcosa che a pensarci bene avrebbe sempre desiderato, soprattutto in un passato in cui sperava un giorno di dover occuparsi di ricerca storica. Sto parlando di Google libri: è un pò che esiste ed un pò che conosco il servizio. Nella spasmodica ricerca di libri nuovi (e gratuiti) da scaricare su internet (d'altronde in anteprima limitata perchè protetti da copyright) non mi ero reso conto del preziosissimo regalo che offre a un curioso di libri antichi (ok, messi in disordine, pochi, difficili da inquadrare e catalogare), i quali sono tutti scaricabili in pdf: la maggior parte si tratta di testi dalla metà del cinquecento alla seconda metà dell'ottocento ( che un poco frequentatore di biblioteche e fondi antichi ha poca possibilità di sfogliare) ma si può trovare qualcosa anche risalendo al secolo tredicesimo. Il sistema è noto: si può, tramite la ricerca avanzata, cercare le opere tramite una parola inserita nel testo, oppure nel titolo; delimitare a un arco di tempo stabilito la ricerca (pertanto se cerchiamo opere antiche andremo almeno sotto il 1700 o il 1600), infine stabilire se la ricerca include libri in anteprima limitata (in genere quelle protette da copyright, ovvero almeno dell' ultimo secolo trascorso) o in anteprima completa (scaricabili in pdf) ovvero entrambi. Per quanto ci riguarda, a meno che non cerchiamo un testo preciso (restando nell'ambito della letteratura rinascimentale e moderna), per andare alla ricerca di opere curiose e interessanti che troveremmo nei cataloghi dei fondi storici, è utile usare parole chiavi attinenti a un titolo comune per un determinato periodo storico, ad es. digitando trattato abbiamo una sfilza di scritti di divulgazione scientifica e arti pratiche, come un "Trattato della natura de cibi et del bere" (
di Baldassare Pisanelli - 1596), un "Trattato dell'uso et della fabbrica dell'astrolabio" (Ignazio Danti - 1578), e un "Della Economica, Trattato" (Giacomo Lanteri - 1560): tutti scritti che consentono di apprendere il grado di conoscienza nelle varie discipline nei secoli dell'età moderna. D'altra parte, con la parola chiave storia avremo diversi titoli su storia locale, nazionale o universale, ovvero su eventi particolari: "Istoria del Concilio di Trento" (Sforza Pallavicino, 1656), "Historia del sig. Orlando Malauolti: de'fatti e guerre de'Sanesi" del 1599.
Senza dilungarci troppo sui titoli basta avere un idea di ciò che si vuole per ottenere un campionario piuttosto vasto.
Il difetto di Google Libri, d'altra parte, è proprio il fatto che non si può andare oltre una ricerca (nello stile google) per parola chiave. Se cercassimo tutti i testi pubblicati ad esempio, negli anni contemporanei o successivi alla rivoluzione francese (1789-1795) per avere un idea sulla pubblicistica di quel periodo, avremmo bisogno già di un idea precisa di ciò che stiamo cercando con in mente una parola o un concetto. Perciò se digitiamo "giacobini" nel suddetto intervallo, troviamo ad esempio un interessante rivista "Annali di Roma" del 1794, con una narrazione dettagliata e puntuale degli eventi politici e culturali contemporanei, tra cui, appunto, un'ampia parte dedicata alle vicende della Francia robespierrista, in cui emerge una posizione controrivoluzionaria, soprattutto nella critica nei confronti del Comitato di salute pubblica e di vigilanza rivoluzionaria.
Naturalmente, chi cercasse testi precedenti la seconda metà del sec. XV resterebbe piuttosto deluso: soltanto i testi a stampa, incunaboli, cinquecentine etc., sono disponibili e in particolare se siamo interessati a testi in lingua volgare, prima del 1500 è difficile trovare qualcosa, mentre in latino (umanistico) è tutta la produzione del quattrocento. Il sottoscritto ha sinora trovato un unico documento manoscritto: è il "Libros del Saber de Astronomia" di Alfonso X re di Castiglia, del 1276, digitalizzato in tutte le sue parti e conservato presso l'Università Complutense di Madrid.
Il servizio, pertanto, può essere realmente utilizzato per una ricerca storica, naturalmente con la necessaria premessa che le fonti a disposizione per un determinato argomento, ad es. la storia di una città italiana, o l'esegesi delle opere di un autore, siano frammentarie e realmente poche, a meno che non si intenda far ricorso a un opera singola per un indirizzo di ricerca (sul testo stesso, sull'autore etc.) più generico: ad esempio "La vera guida per chi viaggia" del 1770 è uno specchio della realtà sociale ed economica del periodo, con avvertenze sul modo di dimorare nelle taverne, di nascondere denari (dentro le suole delle scarpe o i calzini), di comportarsi con minacciosi viaggiatori forestieri; un interessantissimo spunto per approfondire il tema del viaggio nei secoli dell'Europa preindustriale (non era così diverso il modo di spostarsi nell'altomedioevo e nel settecento, cavallo, a piedi, e notti all'aperto), oppure un approccio più attento al secolo dell'Illuminismo.
Per restare in tema la più clamorosa e gradita sorpresa è la presenza di una vera collezione di guide della città di Roma dalle più moderne della prima metà dell'ottocento (e ancora utilizzabili per l'accuratezza e la puntualità della descrizione dei luoghi d'interesse) come "La guida di Roma e dei suoi dintorni" del 1860, sino ad un itinerario antico del 1556 ("Le antichità della città di Roma"), passando per le numerose edizioni del settecento (quando la città divenne meta universale dell'arte e della cultura e non più soltanto di pellegrinaggio) e quelle sporadiche del seicento. Naturalmente, un non conoscitore della letteratura "turistica" di Roma non può far affidamento al portale per avere un idea completa delle opere nell'arco cronologico degli ultimi cinque secoli, ma affidarsi ad una bibliografia specifica; d'altra parte è interessante osservare la tipologia delle guide, con la suddivisione degli itinerari, generalmente suddivisi in "giornate" ("Roma ricercata nel suo sito", 1650) piuttosto che in capitoli o rioni, oppure con attenzione limitata alle "antichità" di Roma ("Le vestigia e rarità di Roma antica"1744, "Le antichità dell'alma città di Roma", 1615), anzichè una visione complessiva dei luoghi di interesse "moderni"("Roma Sacra e moderna", 1716). Alcune poi, sono focalizzate esclusivamente sui luoghi sacri, come i "Sedici pellegrinaggi per le 365 chiese" del 1665, di chiara utlità per chi si recava a Roma per motivi religiosi.
Leggere alcuni passi in cui ci si riferisce a luoghi scomparsi nel 1650, una Chiesa, una via, cancellate dagli interventi ottocenteschi, o semplicemente scoprire quanto costava il biglietto dell' "autobus" 1830, e conoscere i nomi delle taverne a piazza di Spagna nella seconda metà del settecento, credo che per un curioso per lo più appassionato della storia dei luoghi di Roma, non abbia prezzo. Infatti, non lo ha: internet che sia ringraziato il progresso tecnologico nel quale siamo nati (a parte che non credo io possa vedere il teletrasporto), oltre ad essere un innovazione che semplifica la vita dell'umanità, è semplicemente gratis, bolletta esclusa.

















lunedì 27 aprile 2009

Camminare fa bene come nel paleolitico

Dunque, iniziamo con qualcosa di semplice, se vogliamo di scontato, che però non riesce a non stimolarmi curiosità e qualche piccola riflessione, soprattutto sui vari aspetti dell'uomo dell'età contemporanea, il suo modo di vivere (e sopravvivere), evolversi, e confrontarsi con il proprio ambiente.

Un testo di Michael Hanlon "Dieci domande alle quali la scienza non può (ancora) rispondere", tra le dieci questioni del titolo, affronta il problema dell'immortalità, ovvero della longevità (trovato: dell'aspettativa di vita della specie umana) nel capitolo 3 ("Per piacere, posso vivere in eterno?").
Osserva, mentre voi state probabilmente leggendo il passo sulla metropolitana (giuro), che prima del neolitico e dell'invenzione dell'agricoltura (10.000 anni prima di Cristo) i gruppi di uomini si muovevano per decine di chilometri (30-50) al giorno per la ricerca di cibo (caccia, raccolta, pesca): l'eccellente forma fisica di questi individui faceva sì che fossero probabilmente molto longevi e temprati da un organismo abituato alla fatica e alla sopportazione delle più difficoltose condizioni. In breve, i cacciatori del paleolitico avrebbero avuto un aspettativa di vita notevolmente maggiore dei propri successori delle società agricole e stanziali del periodo successivo al neolitico (fino alle soglie dell' età contemporanea, quando la medicina e le condizioni igenico sanitarie ci hanno consentito di superare l'ottantina). A ciò si aggiunge che nei villaggi delle culture agricole delle ere successive (e delle città dell'Europa medievale ad esempio) il maggior numero di individui (nelle più organizzate e solide comunità) contribuì certamente a una maggior diffusione delle malattie e a una mortalità (catastrofica) maggiore.
"Oggi la maggior parte dei cacciatori-raccoglitori rimasti è perfettamente in grado di fare 30-50 chilometri al giorno, camminando o correndo. La caccia, e anche la raccolta di molluschi e bacche, era ed è un’attività fisica intensa. Probabilmente l’europeo del paleolitico o il neandertaliano avevano in media un consumo giornaliero di calorie doppio rispetto a quello del cittadino romano medio, a sua volta tre o quattro volte superiore al nostro".
D'accordo, nulla di importante, però, come ho già detto mi vengono in mente un paio di cose, una strettamente legata alla quotidianità (mia e di ciascuno) e al modus vivendi degli uomini della civiltà industriale; l'altra a una questione universale, o filosofica.
Riguardo il primo punto penso che semplicemente camminare per raggiungere dei luoghi, entro i limiti delle proprie molteplici esigenze, sia un mezzo non semplicemente veloce o salutare, bensì vitale: le calorie perse, il benefico del lavoro cardiovascolare, muscolare etc. come detto ci renderebbero forti, vigorosi, longevi. In un' ora si possono fare dai 4 ai 6 km., dipende dall' andatura e di certo, per muoversi in una città potrebbero essere sufficienti; nello stesso tempo con mezzi e auto spesso si percorre la medesima distanza considerando il tempo perso per parcheggio, attese varie etc.
Forse utopistico, ma perchè non ricorrere al primitivo mezzo di locomozione? Mi sembra che siamo fatti come gli uomini del paleolitico nonostante gli abiti, che forse, puzzolenti e sudati, ci scoraggiano da grandi camminate per scopi pratici. D'altra parte l'autore aggiunge che incrociare ipoteticamente i 30-50 Km. quotidiani con la medicina attuale significherebbe donare all'uomo moderno un'aspettativa di circa 120 anni.
Riguardo il secondo aspetto (ora che ci penso non tanto diverso), se i nostri cugini mammiferi, a parte quelli da salotto, camminano, corrono e sudano sino allo sfinimento per la propria sussistenza quotidiana, perchè mai i nostri muscoli (sì, quando camminate o correte li usate tutti, soprattutto quello principale) devono restare inflacciditi e molli sotto i nostri vestiti e i nostri piedi calzare scarpe scomode, dure o quadrate? Certamente non dobbiamo più vagare per la savana e attraversare vallate per cacciare (e tantomeno romperci la schiena nei campi del post-neolitico, anch'esso comunque sia più salutare di scrivanie varie), ma vivere in nell'età contemporanea non significa rinunciare alla nostra identità di specie: è l'evoluzione, ma la si può migliorare.
Forse si è già iniziato: non hanno inventato forse dispositivi on the go, dove tutto è mobile, internet telefono, foto? forse non avremmo più bisogno di stare in un luogo e si potrà riprendere a camminare liberamente per mangiarsi delle bacche lontano da casa. O almeno imparare a usare la bici.